Trieste - il Salone degli Incanti ex Pescheria Grande in Riva Nazario Sauro

L'imponente edificio, destinato nel 1913 ad ospitare i banchi di vendita del pesce, si presentò subito, agli occhi dei triestini, più adatta ad una costruzione sacra che non ad una pescheria vera e propria e questo suo singolare aspetto fu, all'epoca, motivo di un certo malcontento e di aspre critiche. L'ampiezza del fabbricato, la cura dei dettagli, la torre dell'acqua, più simile ad un campanile che non ad una struttura di pompaggio, ne hanno decretato il soprannome di "basilica del mare". La storia dei mercati coperti triestini è lunga e travagliata, caratterizzata da continui spostamenti degli spazi assegnati alla vendita. Poche le strutture vere e proprie, tanti, invece, gli spazi aperti in prossimità del mare e destinati ad ospitare vicendevolmente il mercato. Quando nel 1788 vennero demolite le vecchie mura in prossimità della Porta Pescheria e la città cominciò ad espandersi verso levante conglomerandosi nel nuovo Borgo Giuseppino, sorse la necessità di trovare un sito adeguato al nuovo mercato del pesce.

Nel 1806, Piazza dello Squero vecchio venne destinata a pescheria all'aperto, ma motivi di ordine igienico e l'eccessiva vicinanza del mercato alle abitazioni, indusse il Comune a ricercare più congrua sistemazione, cosa che avvenne nel 1824 con il magazzino del sale in piazza Cavana. L'edificio, il primo mercato del pesce coperto, durò in attività un anno solamente. Nel 1878 fu inaugurato un grande mercato in prossimità del Molo del Sale, vicino all'attuale Corso Cavour, verso il punto franco. All'inizio del XX secolo, le mutate condizioni di vita, la necessità di condizioni igieniche decisamente superiori, l'esigenza di continue comodità, costrinsero Trieste a rivedere il problema, affrontandolo in modo definitivo e risolutivo: si pensò quindi di erigere un apposito edificio nell'area derivata dall'interramento delle rive. Un edificio che, essendo ubicato in una zona priva di strutture portuali e di una certa eleganza stilistica, non avrebbe dovuto sfigurare con gli edifici neoclassici lì finitimi. Il progetto fu affidato all'arch. Giorgio Polli che seppe ben interpretare la volontà del Comune di non creare un semplice capannone, ma una struttura di un certo decoro e dignità. Così la descriveva Silvio Rutteri: "...alla bella Pescheria, creata dall'abilità dell'architetto Giorgio Polli, tutta aperta nell'inclinarsi del suo tetto, con la leggerezza delle lesene rinascimentali collocate intorno alle finestre, con la massima apertura dell'edificio attraverso le vetrate, inoltre adornate le prore delle barche decoranti la parte inferiore con la stella a cinque punte, la stella d'Italia, scolpita qui già nel 1913 perdurando la dominazione austriaca. Ed è bello lo slancio della torre attraverso la quale spaziava libera la volta del cielo...".
Curiosità: L'ex-Pescheria Centrale in Riva Nazario Sauro, edificata nel 1913 dall'architetto Giorgio Polli. Per la sua forma che ricorda una chiesa i Triestini la chiamano ironicamente "Santa Maria del Guato", tipico pesce locale.
l fabbricato, che nell'aspetto formale ed estetico trova la sua peculiarità (i mattoni rossi a vista, lo zoccolo in pietra bianca, gli spigoli dei corpi bassi in bugnato di pietra bianca, le decorazioni rifacentesi al mondo marino), fu progettato tenendo conto dell'esperienza estera in questo settore. Si presenta come una vasta struttura a parallelepipedo, con una parte centrale più alta con ampie aperture dirette verso l'esterno per una maggiore aerazione, e due ali laterali più basse di circa 4 metri aperte sia verso la città, sia verso il mare. Dei 3200 mq a disposizione, ne furono utilizzati solo 2880: il Polli, infatti, preferì lasciare libero, tra il mare e l'edificio, un passaggio di otto metri per facilitare il trasporto del pesce dalle barche al mercato. Accanto all'edificio, fa bella mostra di sé la torre dell'acqua, rimasta in funzione fino al 1960, il cui scopo era quello di fornire acqua di mare ai banchi di vendita. Inaugurata l'11 agosto 1913 la Pescheria Nuova, eretta in tempi brevissimi, venne successivamente modificata nei suoi progetti originali: l'ala laterale, fissata ad ospitare le celle frigorifere fu, infatti, destinata ad ospitare, nel 1933, l'Acquario, allorquando, negli anni Venti, venne soppressa la stazione zoologica di S. Andrea. Dopo una completa ristrutturazione, la Pescheria è diventata "Salone degli Incanti" designata ad ospitare eventi culturali.
Il fabbricato si posiziona in maniera isolata sul fronte mare triestino, sul lato opposto dell'ampia via di scorrimento delle rive rispetto alla palizzata degli edifici storici del borgo Giuseppino e Teresiano; in questo senso esso costituisce un'eccezione alla regola compositiva dell'impianto urbanistico sette-ottocentesco, impostato su una griglia regolare di lotti compatti rivolti con il fronte principale in direzione del mare. Tale situazione, giustificata anche dalla particolare funzione cui l'edificio era originariamente destinato, rende ugualmente importanti tutti e quattro gli affacci, che sono quindi trattati in maniera omogenea dal punto di vista compositivo e dei materiali. L'impianto si rifà ad una tipologia basilicale in cui un'aula unica a tre navate con copertura a falde poco inclinate, viene accostata a due corpi a due piani fuori terra, posti alle estremità della navata e ad una torre affiancata al corpo posto sul lato nord. Gli accessi principali sono posti sui lati corti esposti a nord e a sud. La struttura portante è del tipo a telaio in calcestruzzo armato. Le ampie luci della navata centrale sono superate con strutture ad arco.
CORPO NORD Un basamento in lastre di pietra bianca bocciardata protegge la muratura in laterizi. Paraste a bugnato rustico in pietra artificiale rafforzano gli spigoli dell'edificio. Imponenti edicole in pietra bianca con trabeazione a sporgere e gocciolatoio modanato riquadrano i fori architettonici del piano terra in corrispondenza degli ampi portali lignei a doppia anta e delle finestrature con sopraluce, protette da inferriate in ferro battuto. Un marcapiano quadro segna orizzontalmente la facciata. Semplici cornici in pietra bianca riquadrano i fori del primo piano, provvisti di serramenti a specchiatura unica. Un grande portale centrale a struttura metallica con specchiature vetrate è inquadrato da una grande edicola con colonne doriche a sostegno di una trabeazione e di un arco ribassato con chiave di volta a voluta in pietra posto a chiusura del sopraluce. Due tondi laterali decorano la composizione dell'accesso nord, protetta da una pensilina vetrata a struttura metallica verniciata, sorretta a mezzo di mensole reticolari metalliche agganciate alla muratura perimetrale. Internamente gli spazi adibiti ad acquario sono pavimentati in piastrelle di ceramica; i rivestimenti murali sono rifiniti ad intonaco di varie tonalità. Controsoffitti e contropareti in cartongesso costituiscono la schermatura degli impianti collegati alle vasche degli animali.
In corrispondenza di uno degli spigoli della torre, il ritmo regolare del bugnato è interrotto da un gruppo decorativo allegorico portante uno stemma con alabarda

LA TORRE
La torre posta all'estremità nord, la cui funzione un tempo era quella di immagazzinare l'acqua necessaria al lavaggio dei banchi del pesce, è caratterizzata da un basamento in bugnato rustico di pietra d'Istria, un rivestimento in mattoni facciavista, rafforzati dal bugnato rustico in pietra artificiale in corrispondenza degli spigoli, una balconata in aggetto con balaustra, sorretta da fitti mensoloni a voluta in pietra bianca. Una lanterna sommitale composta da colonne ioniche a sostegno di trabeazione ed arcate a sesto ribassato con chiave di volta in pietra chiude la composizione, completata da una cupola dal manto in lamiera metallica.


CORPO SUD La composizione di facciata rispecchia quella del corpo nord. Tuttavia l'edicola centrale sopra l'ingresso è sostituita in questo caso da un pronao a tre fornici rialzato su un basso stilobate e composto da coppie di colonne doriche, una trabeazione decorata da bassorilievi raffiguranti animali marini e tre archi ribassati conclusi da chiavi di volta a voluta.

Sopra l'ingresso a tre fornici il coronamento è completato da un parapetto modanato in pietra bianca decorato da motivi geometrici. I serramenti di ingresso sono composti da ampie vetrate montate su profili in acciaio verniciato colore verde. Cancellate metalliche decorate da motivi geometrici proteggono gli accessi. Internamente il foyer è rifinito da un pavimento in lastre di pietra e da una grande vela obliqua che alloggia l'impianto di illuminazione a spot. Lateralmente due scale del tipo semplicemente appoggiato in calcestruzzo armato consentono l'accesso ai soppalchi laterali. Due colonne in pietra bianca e due spesse travature metalliche costituiscono il sostegno dalla sala conferenze posta la primo piano; la sala conferenze si affaccia sul foyer a mezzo di ampie vetrate dalla struttura in acciaio verniciato in colore verde. Una scala del tipo ad incastro in calcestruzzo armato costituisce l'accesso al primo ed al secondo piano, riservati agli uffici ed allo spazio per rinfreschi ricavato nell'ampia veranda vetrata, realizzata in copertura.


Le prore riprodotte sul basamento dell'edificio ricordano i bragozzi di Grado e di Chioggia che rifornivano di pesce la città. Le stelle a cinque punte sulle prore rappresentavano la Stella d'Italia ed erano una sfida all'autorità austriaca.
AULA CENTRALE La facciata del corpo centrale è composta sulla base di un ritmo regolare scandito da paraste a bugnato rustico in pietra artificiale, alternato ad ampi fori architettonici ad arco ribassato in laterizio con parapioggia di protezione. I serramenti vetrati a struttura in acciaio verniciato colore verde, permettono alla luce di penetrare ampiamente all'interno.

Un basamento in lastre di pietra bianca, un marcapiano modanato ed un ampio sporto di copertura cassettonato trattato ad intonaco segnano orizzontalmente i due affacci. La superficie di facciata, rivestita in laterizio facciavista, costituisce lo sfondo di contrasto su cui risaltano gli elementi in pietra. Sul prospetto est rivolto verso la città un'ampia e lunga pensilina vetrata con struttura metallica analoga a quella descritta in corrispondenza del corpo nord copre gli ingressi laterali. La copertura poco inclinata è rifinita da un manto in guaina ardesiata; le acque meteoriche vengono convogliate nei pluviali metallici che sono ancorati in facciata in corrispondenza delle paraste. Internamente l'ampia aula ipostile completamente vuota presenta una pavimento rifinito da un getto di cemento al quarzo. Le superfici delle colonne e del soffitto a cassettoni sono rifinite ad intonaco bianco, con sottili fili color laterizio. Una serie di finestrature poste a correre lungo l'intera navata illuminano lo spazio centrale sfruttando il leggero salto della copertura in corrispondenza della soluzione di continuità tra le navate. Sul lato sud un ampio solaio a sbalzo tirantato segna l'accesso alla sala. (Da:biblioteche.comune.trieste.it)

L’Aquario Marino, inaugurato nel 1933, è un edificio storico di archeologia industriale: è già un museo di se stesso, sia per i fregi esterni a tema marino, sia per il campanile a torre piezometrica che pompa direttamente acqua marina, diffondendola poi per caduta: si tratta del solo #Aquario ancora attivo con questo sistema, e del più antico Aquario marino al mondo sempre rimasto nel suo edificio originario.
L'acqua viene prelevata direttamente dal mare alla base del molo e spinta a 20 m di altezza nella torre dell'orologio. Viene poi sottoposta a un filtraggio lieve, che permette al plancton e agli altri nutrienti di penetrare nelle vasche che divengono uno spicchio di Golfo, dove le diverse specie possono trovare gli oligoelementi di cui hanno bisogno. Ciò permette anche di avere all'interno degli Aquari nascite di alghe e animali marini, portati dall'acqua nelle vasche sotto forma di spore, uova o larve. La fauna ospitata al Civico Aquario Marino è costituita da esemplari provenienti prevalentemente dal Golfo di Trieste in modo da far conoscere le specie del nostro mare, soprattutto ai bambini, abituati a vederle solo in pescheria ormai senza vita. Grazie all'impegno e alla collaborazione dei pescatori, la gran parte dei pesci presenti sono stati salvati dalle reti e portano ancora evidenti i segni dell'incontro con ami o lenze. (fonte: Giorgio Rossi)

L'acquario dispone di 25 vasche, che ricostruiscono diversi ambienti marini, nelle quali ospita specie prevalentemente adriatiche (celenterati, anellidi, molluschi, echinodermi e crostacei). Al piano terra sono presenti anche una grande vasca ottagonale che ospita squali e razze ed una che ospitava alcuni pinguini (Spheniscus demersus) provenienti dal Sudafrica. Un esemplare di pinguino, noto con il nome di Marco, è vissuto nell'acquario per ben 31 anni. Il primo piano è occupato dal vivarium dove sono ospitate numerose specie di anfibi, rettili e pesci d'acqua dolce. È presente anche un grande terrario dove è ricostruito uno stagno carsico nel quale si riproducono rospi comuni, rane verdi ed ululoni. È infine presente un piccolo terrario tattile dove i bambini possono accarezzare le salamandre ed i rospi.


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